domenica 20 settembre 2015

Remember - Una caccia al passato, dimenticando se stesso ed i propri ricordi



Ricordi che vanno, ricordi che vengono.
Remember (presentato "In Concorso" alla 72° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia) parla di demenza senile, di manipolazioni, di un passato che è ostinatamente parte del presente.
Zev, interpretato da un eccellente Christopher Plummer, è un ebreo anziano che vive, ormai, in un casa di riposo, dove ha molto legato con Max (Martin Landau), anch’egli ebreo. Zev è affetto dalla demenza senile e ha recentemente perso l’amata moglie.
Max e Zev condividono i loro momenti bui di quando i nazisti sterminarono le loro famiglie nei campi di concentramento; decidono, quindi, di andare alla ricerca di chi li ha fatti soffrire in modo estremo. Il principale responsabile delle loro sofferenze vive ora in America sotto il falso nome di Rudy Kurlander.
Zev, a causa della sua malattia, si pone come capro espiatorio dei due, guidato come da un copione, da Max che diventa il demiurgo della situazione, dando a Zev tutte le informazioni necessarie a se stesso e alla missione da compiere; trovare, tra quattro omonimi, il Kurlander giusto e graziarlo.
Il film di Atom Egoyan denota come il regista non abbia dubbi sull’utilizzo della macchina da presa e di quanto ogni inquadratura sia senza fronzoli ed evocativa. Tuttavia, nel film, il nazismo viene solo trattato solo in parte: un argomento ripreso più volte che, seppur facendo parte dei fantasmi del passato che continuano a fare parte del presente e del futuro, rimane alla fine circoscritto a se stesso.

La riflessione è da effettuare su Zev che si trova ad essere una nave in mezzo ad una mare in tempesta; e quando non si ricorda di essere una nave deve accorrere un timoniere che lo faccia rigare dritto.
Egoyan prende in uso il film anche per denunciare il facile reperimento di armi da fuoco e di come un anziano apparentemente indifeso possa agire in maniera letale, se opportunatamente stimolato.
Max, il demiurgo della vicenda, è onnisciente, conosce i soggetti, le variabili, e sa come tirare le fila del suo agente in missione.
Con Max e Zev, il regista pone una riflessione sulla necessità di mantenere viva la memoria di questo periodo buio, per evitare che si ripeta e perché chi ne è stato testimone è destinato, come tutti, a morire.
Ciò nonostante, il fulcro della vicissitudine risiede nella crisi del dimenticare il se stesso del presente e quello del passato con tutti i ricordi annessi e connessi; una crisi d’identità data da una malattia senza scampo, che muove altri crisi nei periodi (brevi) di lucidità. Se poi un personaggio del genere è interpretato dal sempre ottimo Christopher Plummer (che condivide il cast con Martin Landau, Bruno Ganz, Jürgen Prochnow, Dean Norris), che ritorna a suonare il pianoforte e che ricorda a grandi tratti il Laurence Olivier de I Ragazzi venuti dal Brasile (1978), che altro dire?

 
 

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