venerdì 30 dicembre 2016

2016: quali sono i film dell'anno?

Un altro anno sta per salutarci, e come ogni anno partono tutte le classifiche possibili ed immaginabili in riferimento ad i film visti quest'anno.
E così ecco qua una bella lista dei film che personalmente ho apprezzato di più durante il 2016, disposti in ordine di preferenza, rigorosamente usciti nelle nostre sale in questo anno solare.



1) The Hateful Eight
 
Mai come in questo film Quentin Tarantino dimostra la sua maturità cinematografica.
The Hateful Eight viaggia per 165 minuti su un equilibrio che apparentemente sembra sempre sul punto di frantumarsi in tanti pezzi, composto da suspense, violenza, maligna ironia, inganni, sangue, colpi di scena sempre inaspettati ed attrazione visiva.
Forse per la prima volta la sceneggiatura di Quentin riesce a tenere testa e anche di più rispetto agli elementi visivi, dando ad entrambi un pari valore evocativo.
Se poi si contano la colonna sonora di Ennio Morricone e le proiezioni su pellicola a 70 mm, allora non si può proprio chiedere di più.

 

2) Sing Street

La musica fa parte della vita di tutti, dall'alba dei tempi; accompagna ogni singolo momento e ci sarà sempre quel brano che sembrerà esser stato scritto e composto per noi. Essa, forma e accompagna l'esistenza di tutti. E in fondo questo è quello che avviene a Cosmo, anche se in forma attiva perché sarà proprio lui a ideare e comporre una band per cercare di conquistare una ragazza.
La musica diventa il balsamo ed il collante di condivisione di esperienze (vedi i membri della band, tutti, come Cosmo, isolati ed emarginati non per la loro negatività ma, anzi, per le loro qualità più o meno nascoste), di amicizie profonde, di un amore adolescenziale (che a ragione non vuol significare meno valido di un amore adulto) e di recupero di rapporti umani, soprattutto familiari.

In Sing Street, Cosmo diventa l'alter ego del regista John Carney (Once, Tutto può cambiare) che ai suoi tempo ha condiviso gli stessi sentimenti e vicissitudini del protagonista. Bisogna dare onore al merito dello stesso regista che ha curato, insieme a Gary Clark, tutte le canzoni del film, tutte rigorosamente originali.


 


3) One More Time With Feeling

Nick Cave e l'elaborazione del lutto. Questo film, di Andrew Dominik, naviga nelle tempestose acque del trauma di perdere il proprio figlio quindicenne. Come può andare avanti la vita dopo un evento simile? Come si può continuare a realizzare un album, già in lavorazione prima del lutto?
In un bianco e nero che sembra evocare l'equilibrio di luce ed ombre, di negatività e di qualche speranza in fondo al tunnel, con tratti eleganti ed essenziali, per non essere di impiccio al fulcro del film, Dominik riprende l'amico che si apre al pubblico per elaborare la sua sofferenza.
 

 

4) Sully

Come e perché si può e si deve tentare di tutto, appellandosi alle tecnologie di ultimo grido, per poter mettere un uomo, Chesley "Sully" Sullenberger, che ha svolto al meglio il suo lavoro, spalle al muro pur sapendo nel profondo che le alternative considerate valide avrebbero causato morte certa?
E come potrà mai sentirsi quest'uomo, di cui dei suoi 40 anni di carriera ne verranno valutati solo gli ultimi istanti, che viene scisso dai più come un eroe o come una specie di giocoliere?

Clint Eastwood vuole che lo spettatore venga posto davanti allo scavo di questa vicenda processuale, dove i dettagli sono le parti più importanti per dipanare i dubbi, i sospetti, i pregiudizi, le ostinazioni; essi vengono dosati e somministrati ogni qualvolta vengano riproposti i 208 secondi che hanno fatto scaturire tutto quanto.

 

 


5) Lo Chiamavano Jeeg Robot

Il debutto al lungometraggio di Gabriele Mainetti pone le sue basi tra fumetti ed anime.
E cosi, un piccolo criminale come Enzo Ceccotti, una volta che si immerge nelle acque del Tevere e finisce a contatto con una sostanza radioattiva, finisce per assumere una forza ercolina, che usa principalmente ed inizialmente per i suoi interessi criminali.
L'anti-eroe, che ha anche un nemico di tutto rispetto, anch'egli dell'ambiente criminale romano, viene rivisto come novello Jeeg Robot dalla giovane vicina, che non fa altro che rivedere tutte le puntate di Jeeg Robot d'acciaio.
Finalmente, sul fronte italiano, un film che rischia dal punto di vista del genere, che rielabora anime e fumetti senza essere delle mere citazioni da o per nerd. Un film originale, moderno, intraprendente e coinvolgente.


 

6) The end of the tour

Il film di James Ponsoldt (The Spectacular Now), racconta i cinque giorni di convivenza, nel 1996, tra il giornalista del magazine Rolling Stone, David Lipski ed uno dei maggiori scrittori contemporanei, David Foster Wallace, durante la fine del tour promozionale del romanzo più fortunato di Wallace: Infinite Jest.
The End of the Tour è road movie malinconico che, basandosi sul libro di Lipsky Come diventare se stessi. David Foster Wallace si racconta (2010), pubblicato due anni dopo il suicidio di Wallace, non prende in esame tanto la persona in sé (tralasciando la forma del biopic), ma cerca di mettere in scena le riflessioni di due scrittori di diverso genere, scambi di idee, scontri e confronti, d due esistenze vissute nella loro relativa solitudine.


 

7) Carol

Nella New York degli anni '50, Todd Haynes sviluppa una storia d'amore saffico, tra due donne di diverso carattere e diversa estrazione sociale. I sentimenti che entrambe provano, saranno la chiave di volta per poter conoscere realmente se stesse, i propri pensieri ed i propri desideri.
Haynes si affida più all'immagine che al testo per raccontare: le sue inquadrature sono evocative, come se ogni parola potesse essere fuori luogo o rompere la magia del momento.
Le emozioni sono sottese, si colgono tra gli sguardi e le eleganti movenze delle due protagoniste.


 

8) Zootropolis

Il 55° classico Disney con degli animali antropomorfi, ma di tutt'altra parrocchia rispetto a Robin Hood e Chicken Little.
La coniglietta Judy ed la volpe Nick sono i protagonisti di questo film di animazione che tratta temi umani: realizzare i propri desideri. Ma si fa presto a rendersi conto che non tutto è come pensiamo o come vorremmo che sia. Gli ostacoli lungo la via che si percorre per raggiungere un obiettivo è irta e piena di ostacoli da superare; ma magari, tutto può diventare più facile grazie anche ad un'amicizia impensabile che possa ampliare gli orizzonti di comprensione.
In Zootropolis, diretto da Byron Howard (Bolt, Rapunzel) e Rich Moore (Ralph Spaccatutto), sebbene vi siano diversi personaggi che potenzialmente potrebbero gareggiare con i protagonisti, rimangono entro i limiti fissati, senza sconfinare e senza prendere la scena, che non è loro.
Meno favola e più concretezza di ostacoli da superare ed obiettivi da raggiungere.

 
 

9) Revenant - Redivivo

L'ultimo film di Alejandro Gonzales Inarritu, sebbene colpisca più per le immagini che per il contenuto in sé (come avviene per la maggior parte nei suoi film) e possa scivolare nella poca empatia con il personaggio, sprigiona forza dal punto di vista tecnico, solenne e fotografico.
Il regista messicano ci vuole sfiancati e messo allo stremo delle forze come Hugh Glass, a seguire il suo cammino senza che sia dato un attimo di fiato per riprendersi.
Lo spazio sconfinato canadese dà ampio respiro alle inquadrature, quasi come se contenessero dell'aura mistica e predisposizione alla solennità.
Inarritu rappresenta la natura come una Madre, su palmo di mano, quasi mitizzata e allo stesso tempo contenitore delle più atroci barbarie.
 
 
 

10) Room

Adattamento del romando Stanza, letto, armadio, specchio (Room) di Emma Donoghue, del 2010, il film racconta con tatto e con aspetti curati uno dei fatti più gravi che una ragazza/donna possa subire: il sequestro di persona e la violenza carnale e psicologica.
Il legame tra vittima e carceriere è legata a doppio filo, e con un bambino di mezzo che non ha mai visto nulla al di fuori del proprio carcere, la situazione si sviluppa con tre elementi, di volta in volta uno superiore all'altro.
I punti di vista sono due, ma è quello del bimbo a manovrare quello della madre, rispetto al presente ed al futuro.
Lenny Abrahamson (Frank) analizza i danni post-traumatici del dramma del bambino Jack, che una volta uscito dal bunker può solo andare verso la scoperta di un mondo che non ha mai visto ma solo immaginato, e della madre che non riesce a slegare la simbiosi avuta per anni con suo figlio.

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