Luca Guadagnino è
stato uno dei registi maggiormente non compresi degli ultimi anni da
gran parte della critica. Forse l’estetica e l’atmosfera intellettuale e
borghese, che non ha mai avuto il timore di mostrare, nel nostro paese è
stata considerata una mossa altezzosa e di chi pensa di essere
saputello.
L’ultimo film del regista italiano (che si è portato a casa quattro nomination agli Oscar,
tra cui Il Miglior Film, oltre che Miglior Attore, Miglior Canzone
originale e Miglior Sceneggiatura non originale) indaga la scoperta del
diverso se stesso. Si dice sempre : non si finisce mai di conoscere una
persona.
Chiamami col tuo nome (adattamento, da parte di James Ivory, dell’omonimo romanzo di André Aciman) è ambientato nel 1983 “da qualche parte, nel nord Italia” (nella fattispecie, i dintorni di Crema).
Un’estate tranquilla quella di Elio Perlman (Timothée Chalamet), che vive nella villa di famiglia del XVII secolo, passando il tempo a suonare e a trascrivere musica classica, a leggere, a rilassarsi, a fare tuffi e lunghe biciclettate.
La sua esistenza è sempre stata circondata da ogni forma di cultura. Suo padre (Micheal Stuhlbarg) è un professore universitario specializzato nella cultura greco-romana e sua madre (Amira Casar) è una traduttrice.
Ma nella vita di Elio vi è approfondita la cultura e non la conoscenza di se stesso, ancora innocente ed immaturo. Quando arriverà Oliver (Armie Hammer) affascinante studente ventiquattrenne americano che il padre di Elio ospita per aiutarlo a completare la sua tesi di dottorato, tutto acquisterà una visione diversa.
Un’estate tranquilla quella di Elio Perlman (Timothée Chalamet), che vive nella villa di famiglia del XVII secolo, passando il tempo a suonare e a trascrivere musica classica, a leggere, a rilassarsi, a fare tuffi e lunghe biciclettate.
La sua esistenza è sempre stata circondata da ogni forma di cultura. Suo padre (Micheal Stuhlbarg) è un professore universitario specializzato nella cultura greco-romana e sua madre (Amira Casar) è una traduttrice.
Ma nella vita di Elio vi è approfondita la cultura e non la conoscenza di se stesso, ancora innocente ed immaturo. Quando arriverà Oliver (Armie Hammer) affascinante studente ventiquattrenne americano che il padre di Elio ospita per aiutarlo a completare la sua tesi di dottorato, tutto acquisterà una visione diversa.
Anche in questo film, Guadagnino non si vergogna e non si spaventa di mettere in mostra membri appartenenti all’ alta borghesia intellettuale, mostrato come mondo idilliaco.
Nel film l’atmosfera che regna sovrana, quella che permea tra i due ragazzi che coinvolge gli altri membri della famiglia che, per certi, versi possono risultare viziati e un tantino antipatici.
L’ideale sul quale si basa il film è classico,
la dolcezza è volutamente ricercata. La macchina da presa indaga i
sentimenti di Elio e il suo rapporto con la sfera sessuale in modo
approfondito e con una leggiadria non comune arrivando, addirittura, ad
assumere un punto di vista pudico ed imbarazzato.
I sentimenti sono sublimati, i cuori sono puri e tutto è contraddistinto da una significativa apertura mentale, con un appello velato (ma non troppo) a togliersi i paraocchi ed imparare a comprendersi e comprendere continuamente.
I sentimenti sono sublimati, i cuori sono puri e tutto è contraddistinto da una significativa apertura mentale, con un appello velato (ma non troppo) a togliersi i paraocchi ed imparare a comprendersi e comprendere continuamente.
La recensione integrale su My Red Carpet
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