sabato 2 febbraio 2019

Il Primo Re - Romolo e Remo sul grande schermo

Quante volte, a scuola o nei documentari, si è sentito parlare del mito di Romolo e Remo e della successiva fondazione di Roma?

Matteo Rovere (Veloce come il vento), in sostanza, si è trovato a “combattere” con questo senso di imprecisione, per realizzare Il Primo Re, per mettere in scena una situazione di realismo assoluto che includesse la storia di Romolo e Remo come storia realista e non come leggenda.



I due protagonisti, interpretati da Alessandro Borghi e Alessio Lapice, compiono un viaggio simbolico tra i diversi territori del Lazio dell’epoca, alla ricerca della libertà, mettendo in discussione valori personali e religiosi.

Il viaggio, per quanto sia valido per comporre le fondamenta che daranno poi vita all’impero più grande che la storia abbia mai conosciuto da vita un momento di confronto/scontro tra quello in cui si credeva un tempo e quello in cui si crede ora, tra i diversi punti di vista e di pensiero di due fratelli che fino a non molto tempo prima viaggiavano all’unisono sulla stessa lunghezza d’onda.



Ecco che Rovere, che ha goduto di creatività assoluta nel realizzare il film, date le pochissime certezze storiche, non ha spaziato in lungo e in largo; piuttosto, si è mantenuto sulla strada del migliore dei realismi, dando vita ad una visione del viaggio introspettivo dei protagonisti della vicenda, mostrando come un rapporto tra fratelli possa evolversi ed essere allo stesso tempo più profondo, più forte di prima.

Con Il Primo Re, il regista romano si è messo ancora più in discussione, ha coinvolto studiosi, archeologi, semiologi, per poter dare una costruzione, una narratività storica al racconto, per poter fare un realismo che coinvolgesse anche il linguaggio.
Ma di tutto questo cosa rimane? In primis la fotografia di un maestro, Daniele Ciprì. Lui, che servendosi della luce naturale, ha dato vita ad una visione nitida e lucida dei momenti vissuti dai protagonisti, vagabondi in un territorio che è terra di anime perdute e di luoghi da conquistare.
E l’empatia? Questa, forse, è il fattore che viene meno.


Articolo integrale su My Red Carpet

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