domenica 13 novembre 2016

Genius - Quando la genialità tende a straripare

Genio.
E' una parola che vuol dire tutto e non vuol dire niente. Un termine in genere prettamente soggettivo e che raramente diventa di condivisione  universale, assumendo la vera essenza del significato stesso.
E proprio quest'ultimo è forse il caso di Thomas Wolfe.
 

Lo scrittore è il protagonista del film Genius, ambientato nell'America degli anni '20; la sua quotidianità è fatta di scrittura, eppure, non trova uno straccio di editore che possa pubblicare il suo primo romanzo che, una volta dato alle stampe, avrà il titolo definitivo di Angelo, guarda il passato.
In questo periodo di frustrazione, diventa provvidenziale l'intervento dell'editore Maxwell Perkins (Colin Firth), che scoprì Francis Scott Fitzgerald (Guy Pearce) ed Ernest Hemingway (Dominic West) e che sarà l'unico a scommettere su Wolfe (Jude Law), vedendoci giusto.
Il romanzo di Wolfe diventa un best seller e tra lui e Perkins non s'instaura solo un rapporto lavorativo, ma di profonda amicizia che porterà i due ad allontanarsi da chi li ama per coltivare il loro legame esclusivo e proficuo, mandando in profonda crisi il rapporto tra Wolfe e la sua compagna Aline Bernstein (Nicole Kidman).
Il secondo romanzo di Wolfe sarà Il fiume e il tempo, che metterà a dura prova il rapporto con il suo editore-mentore.
 
 
I lavori dello scrittore americano sono pieni di minuziose descrizioni di ambienti, cose e persone, uno straripamento letterario; per questi motivi i suoi scritti devono essere sottoposti a numerosi e pesanti tagli da parte di Perkins, per dare una maggiore sintesi e comprensione alla lettura ed innalzare l'asticella di vendita e di successo (e con tutta l'amarezza di Wolfe).
Un genio puro, inarrestabile, quasi incapace di poter essere contenuto nella mente di una sola persona, utilizzando essa come un mero mezzo di espressione che si scontra con il genio lucido e maturo di chi cerca di arginare lo straripamento, a fin di bene.
Un vero e proprio abbandono dell'essere persona per diventare un obbediente schiavo della letteratura.
 

Genius, presentato al Festival di Berlino e passato all'undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, è realizzato cercando di calibrare e controllare ogni minimo particolare (quasi come la devozione per i dettagli di Wolfe); è impossibile non notare come la regia di Michael Grandage sia di stampo teatrale, prettamente denotabile dai movimenti degli attori  (proprio lui che ha sempre lavorato con il teatro e in questo debutto alla regia cinematografica non si è per nulla sganciato da esso) e di come, grazie alla fotografia sul seppia, rientri nel genere biopic, senza mai lasciarsi andare o percorrere qualche rischio..
Insomma, una regia tanto precisa quanto, invece, non lo è la sceneggiatura di John Logan (Il Gladiatore, The Aviator, Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street, Skyfall), che sembra non dare l'esatta giustizia a quello scrittore dal genio esondante ed alle frustrazioni che derivano da esso, tramutandole come capricci da primadonna e dal vivere con superficialità..

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