sabato 25 giugno 2016

Gli invisibili - Troppi uomini ai margini della società



Presentato alla nona edizione del Festival Internazionale del film di Roma (2014), Gli invisibili (Time out of mind), porta alla luce le condizioni psicologiche e di vita, di chi vive ai margini della società.
Oren Moverman (regista di Oltre le regole - The Messenger e Rampart, e sceneggiatore di film come Arsenico e vecchi confetti, Le origini del male e il recente Love & Mercy) dirige un film con protagonista George (Richard Gere), un senzatetto di New York, che si ritrova a vagabondare in giro per città.
Una fase che lui considera temporanea, ma che in realtà dura da dieci anni. Accettare di essere un senza tetto, di essere confinato ai margini della società e soprattutto di essere invisibili da chi non li vede (o meglio, non li vuole vedere) è molto dura, così come diventa difficile tentare di sopravvivere.
Le cause della sua condizione derivano da un matrimonio fallito e da una figlia che non lo vuole accettare come padre; i centri di accoglienza diventano la sua dimora a breve termine e non sempre certa.
Il crogiolarsi nella disperazione della propria condizione, fa arrivare George al punto che vorrebbe almeno essere riconosciuto come essere umano; ma la burocrazia non rende mai le cose facili, dilungando di molto i tempi del suo vagabondaggio.


Moverman, anche scrittore di una sceneggiatura abbastanza piatta, dirige un film privo di fili storici o cronologici. La priorità del film è il contesto visivo che rimanda una condizione invisibile, con la costruzione di cause ed effetti lasciati allo spettatore.
Gli Invisibili appare come un falso film documentario, con l’uso di una macchina da presa in maniera quasi neorealistica, che segue George, lo osserva da differenti punti di vista, da riflessi di finestre e specchi, giochi di sguardi e gestuali, dove i protagonisti reali del tutto sono lo sforzo e la sofferenza della sua condizione.

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