giovedì 9 marzo 2017

Kong: Skull Island - Il re è tornato

Ennesimo film su King Kong direste voi. Vero direi io.
Ma aggiungerei anche il fatto che si permette di essere diverso dai precedenti, fa bene e meno male.
Bisogna, tuttavia, chiarire un fatto: quando si tratta di rivisitazioni, riprese e quant’altro di un mito come Kong o di kolossal, si arriva ad un punto in cui descrivere il film quasi non ha più senso.
La storia del cinema ci ha insegnato che è una caratteristica intrinseca al cinema stesso quella di riproporre sempre le stesse vicende (di ambito storiografico, religioso, mitico, conosciute o comuni ai più) con l’ausilio delle nuove disposizioni tecnologiche e dotarle di luce innovativa.

 
 
Questa storia è ambientata all’inizio degli anni ’70, più precisamente nel 1973, quando la guerra in Vietnam sta volgendo al termine con la ritirata degli Stati Uniti.
Il colonnello Packard (Samuel L. Jackson) non perde l’occasione di buttarsi nuovamente nella mischia della guerra, accettando di seguire la spedizione di un gruppo di scienziati del progetto Monarch (che si occupa di trovare risposte a fatti misteriosi).
Con questo incarico, Packard si sente sollevato e lieto di poter dare un’altra opportunità ai suoi soldati per poter finalmente vincere una guerra (di qualsiasi natura essa sia, date le condizioni ignote della spedizione) e farli tornare in patria orgogliosi di se stessi.
A loro si aggiungono anche James Conrad (Tom Hiddleston), un avventuriere ingaggiato per il suo sangue freddo, e Mason Weaver (Brie Larson) una fotoreporter che decide di far parte della spedizione per iniziativa personale (e anche in termini di possibili scoop fotografici), una donna opposta alla classica D.I.D. (donzella in difficoltà come direbbe Filottete in Hercules).
L’obiettivo della comitiva targata Monarch è quello di raggiungere l’Isola del Teschio, sempre creduta esistente e di cui si hanno finalmente le prove concrete della sua esistenza grazie alle tecnologie satellitari avanzate.
 

King Kong non aspetta una molto per rivelarsi allo spettatore e ai partecipanti della spedizione, presentandosi più imponente e più furioso che mai.
Sebbene la sceneggiatura sia molto elementare e si basi su battute molto basilari e scontate, le due ore del film stanno in piedi grazie alla regia di Jordan Vogt-Roberts, proveniente dal circuito dei film indipendenti.
Il regista sottopone l’intero film agli anni’70 con un attaccamento quasi morboso, dalle fotografie scattate ai filmini amatoriali, dai vestiti ed i dispositivi tecnologici dell’epoca alla musica rock sparata a tutto volume per quasi tutto il tempo (specie nella scena di arrivo degli elicotteri a Skull Island che ricorda un po’ lo stile di Raoul Silva quando arriva nella residenza scozzese di Bond in Skyfall).
Le due ore del film sono contraddistinte da un puro dinamismo e da una completa esaltazione ed un pizzico di misticismo per l’ambiente che ospita gli avventurieri. I personaggi non hanno un passato da rivelare, né vi sono determinate unioni dettate dallo spirito di sopravvivenza che facciano presagire a sviluppi futuri: e francamente sono pensieri che una volta formulati, vengono subito accantonati, poiché distratti dagli eventi che si susseguono.
Kong: Skull Island è più un inno, un onore al re dell’isola, il vero protagonista del quale viene raccontata la storia delle sue origini e del suo ruolo da guardiano di quel posto sconosciuto al mondo che, suo malgrado, si trova minacciato dalle frustrazioni di un colonnello, che vede in lui un altro nemico, il nemico che non è riuscito a vincere nel Vietnam.
 

Kong: Skull Island sembra voler rimanere ancorato allo status di film di serie B, banale nel testo dialogico (con quell’ironia che non fa mai male, che pare ormai contraddistinguere ormai ogni blockbuster), mentre sono di tutt'altra parrocchia gli effetti visivi.
Girato ad alto budget, ha la sua forza intrinseca per non essere del tutto dimenticato e per non ergersi come film fotocopia del mito comune in circolazione. 
Che il binomio blockbuster-scene extra sia rispettato questa volta? Per chi ha pazienza di aspettare la fine dei titoli di coda...

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