mercoledì 12 ottobre 2016

American Pastoral - L'opera prima di Ewan McGregor!

Ci vuole un bel po' di coraggio nel predisporre l'adattamento cinematografico di Pastorale Americana come opera prima di regia.
Questo è quello che ha provato a fare Ewan McGregor che, candidamente (e con un po' di faccia tosta), ammette (in una conferenza stampa gremita, lo scorso 3 ottobre a Roma) di non aver mai letto il romanzo di Philip Roth, premio Pulitzer nel 1998, prima che gli venisse sottoposta la sceneggiatura.
E, quando si cerca di adattare un romanzo del genere, complesso e stratificato, diventa quasi inevitabile fare dei confronti con il punto di origine.
Di base, la storia è quella di Seymour Levov detto "Lo Svedese" (per le sue connotazioni nordiche), campione in qualsiasi disciplina, tanto buono e amato da tutti, che riesce a rilevare l'azienda produttrice di guanti del padre, a sposare Miss New Jersey e avere da lei una figlia, Merry.
Una famiglia perfetta, un lavoro perfetto, il tutto in un mondo perfetto.
Ma la vita di nessuno può essere perfettamente monotona; saranno la guerra del Vietnam ed i disordini razziali dei primi anni '60 a far diventare Merry sempre più ribelle ed estremista ed a portare una vera e propria guerra in casa. La fine del sogno di una vita perfetta. La fine del sogno americano.
 
In American Pastoral, Ewan McGregor e John Romano (lo sceneggiatore) hanno preso le redini del romanzo e hanno cercato di adattarlo nel modo migliore possibile (con Jennifer Connelly e Dakota Fanning nel cast) rimanendo, però, incastrati nel contesto familiare e nelle rivoluzioni ed evoluzioni ad essa interne, lasciando gli eventi storici quasi come dei pretesti per portare avanti la storia della famiglia Levov, che poi diventa quella del singolo uomo alla ricerca del tassello perduto (Merry) per ricomporre quel puzzle tanto perfetto.
Uno "Svedese" carico di ottimismo e stupore, alla ricerca di quella che sarà la sua futura conquista (i titoli, la moglie, Merry perduta), un Edward Bloom sincero e un po' ingenuo.

Per quanto sia ammirevole il tentativo di tale adattamento, probabilmente l'attore scozzese ha puntato ad un livello troppo alto per essere il primo film da regista, finendo per raccontare la storia di un uomo in termini morbidi e patetici, quando Roth descrive gli eventi storici di rivoluzione e di portata mondiali in modo spietato e feroce.
Nell'adattare testi così complessi (che sia un'opera prima o meno) forse si necessita di un regista che sia in grado di tenere saldamente in mano il timone della sua nave per non perdersi nel mare di parole romanzate ed essere depistati dalla nebbia della convenzionalità.

1 commento:

  1. Il film ha comunque il merito di farvi venire voglia di leggere il romanzo, che è veramente potente e fa riflettere su tante tematiche, una delle quali la fine del sogno americano, ma non l'unica.

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