mercoledì 11 settembre 2013

Che strano chiamarsi Federico! - Ettore Scola racconta Fellini

A 20 anni dalla scomparsa del grande Fellini, Ettore Scola presenta Fuori Concorso a Venezia 70, questo docu-film, incentrato sulla vita e sulla carriera di Fellini per come Scola lo ha conosciuto, dal debutto come fumettista sarcastico al "Marc'Aurelio", fino alla vera e propria amicizia e la condivisione delle proprie carriere.

 

Ettore Scola, ci riporta indietro, fino agli anni 40, da quando Fellini comincia a muovere i passi, fino alla vittoria del suo quinto e ultimo Oscar nel 1993, nell'anno del suo settantesimo e (purtroppo) ultimo compleanno. 
Un viaggio in innumerevoli ricordi nostalgici di cinema, tra i set ricostruiti nel Teatro 5 di cinecittà, dove Fellini ha registrato quasi tutti i suoi film, con la voce narrante di Vittorio Viviani, di amicizia, di quella persona che Scola si diverte a descrivere come "un grande Pinocchio che per fortuna non è mai diventato un bambino per bene".
“Il mio ultimo film è di 10 anni fa, non volevo più girare per una serie di motivi psicologici, perché non riconoscevo più nulla delle logiche che mi avevano guidato e della voglia di fare cinema che avevo sempre avuto. Ma questo non è un film che somiglia a quelli che ho già fatto e l’ho fatto perché non è un film e non è un documentario. Non volevo ricordare Federico a 20 anni dalla sua morte con la solite silloge di repertori. Anche chi non ha visto un suo film, così come succede con le poesie di Leopardi, è come se lo conoscesse, vive nel mondo che lui ha fatto di tutto per rendere più vivibile e più bello. Nel film non c’è il tentativo di ricostruire certe emozioni della sua visionarietà, ma posso dire che è composto da angoli, come rispecchia bene la scenografia di Luciano Ricceri fatta di piccoli ambienti attigui. Non sono necessariamente consequenziali o in ordine cronologico, ma sono i luoghi di alcune emozioni provate durante quasi 50 anni di conoscenza con Federico”.
Un film girato in "famiglia", sceneggiato con le figlie Paola e Silvia, interpretato dai nipoti Tommaso (Fellini da giovane) e Giacomo Lazotti (Scola da giovane), correlato da immagini di repertorio prese dalle Teche Rai ed Istituto Luce.
Lo spettatore viene preso per mano e guidato in quelle che saranno le esperienze di entrambi i protagonisti, dalla redazione del Marc'Aurelio, al bar dove si ritrovavano Fellini ed i suoi amici, fino alla Lincoln nera, che lo accompagnava nei suoi viaggi notturni, dove aveva il piacere di "raccogliere" dalla strada tutte le persone che avevano bisogno, o che avevano voglia di essere scarrozzate per Roma, e da cui Fellini raccoglieva un sacco di informazioni e di storie che gli piaceva rielaborare e immaginare, solo come lui sapeva fare.
“Gli attori, per quello che rappresentano, per quello che raccontano, dovevano essere più che degli strumenti mnemonici; possedere un cuore di attore non sarebbe bastato, avrebbero dovuto avere un forte interesse nel costruire qualcosa che riguardasse i personaggi. Tommaso Lazzotti (Fellini giovane) e Giacomo Lazzotti (Scola giovane) hanno dentro qualcosa che li anima, un’apertura alla sperimentazione e sicurezza nelle scelte che un giovane deve essere pronto a fare”.
“Con Federico fino all’ultimo giorno c’è stata una vicinanza particolare, ci facevamo fitte telefonate all’alba per 10 giorni poi magari non ci sentivamo per un mese. Lui veniva spesso a casa mia a cena, ci si trovava bene, ma a causa della cappa per togliere gli odori, che faceva vento, a volte cenava con cappotto, sciarpa e cappello e mi accusava dell’influenza che avrebbe preso per colpa mia”.
Un docu-film che vale la pena di guardare, di essere rapiti per un'ora e mezza circa, perché anche se non siamo vissuti negli stessi anni di Fellini, lui rivive ogni giorno, attraverso i suoi film e alle grandi lezioni di cinema e morali che ci trasmette! 

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